Perdere la fiducia

Se alla fine della resa dei conti, quando cioè la situazione collasserà e ci si guarderà negli occhi più liberi e fiduciosi, mi scegliessero a caso nella folla per dare un messaggio di speranza al paese, direi pressapoco queste parole.

 

 

Perdere la fiducia nell’Italia e negli Italiani costringe l’uomo ad adagiarsi nella triste insalatiera della sufficienza.
Facile, comodo, semplice sparare il faccia agli altri il riflesso malsano del tradimento alle proprie aspettative, semplicemente perché si è creduto di aver visto chissà che cosa dal ristretto buco della serratura cui ci si è auto-confinati.
Persino la pratica di pensare di poter sfuggire al proprio destino per mezzo di trapianti familiari in terra straniera, non è altro che un modo di rendere vani gli sforzi di coloro che ci hanno preceduti, che hanno combattuto e faticato e lavorato duramente affinché noi potessimo esistere così come siamo.
Siamo il frutto della fiducia verso il futuro dei nostri predecessori, la cui ultima propaggine – il picciolo – è certamente mamma e papà.
Molti di noi hanno persino vergogna ad ammetterlo ma siamo Italiani. Con tutti i pro e tutti i contro.
Come Italiani abbiamo quindi l’onere di impegnarci a combattere affinché l’Italia torni ad essere il paese più bello del mondo. Se non sapremo riscattarci dalla nostra arrendevolezza, se non riusciremo a scardinare l’Italia da questa spirale verso il basso, non saremo degni di essere considerati Italiani: nati cioè già carichi di un fardello sconfinato e magnifico; oggetto di stima – persino di invidia – di tutti coloro che non hanno avuto la fortuna di crescere nel bel stivale.
Presupponendo come regola imprescindibile il confino nel recinto della legalità, ammetto di non avere tutte le risposte ai problemi di questo paese. Mi presto pertanto ad adoperarmi affinché ognuno porti le proprie conoscenze con umiltà, dedizione e spirito di abnegazione alla causa Italiana.
Penso ad ognuno di voi, conscio della propria grandezza, impegnato nel combattere il problema che sente più vicino nel pieno confronto degli altri, vicini allo stesso problema. Quello che voglio dire è che non saremo mai soli, se adopereremo intelligentemente il fondamento buono dell’essere Italiano, di  cui tra le virtù più rilevanti posso annoverare l’intelligenza, il gusto del bello e la fantasia.
Ci troveremo invece sempre più in un deserto, abbandonati a noi stessi, logorati dal fuoco inestinguibile del rimorso, calati nel pieno della feroce battaglia con i demoni che ci si formeranno in testa, se continueremo a perpetrare le pratiche perverse cui ci siamo abituati sino qui: parlo di corruzione, di favoritismi, baronaggine, politica non politica e tutto il resto di cui sapete meglio di me.
Chiudo dicendo che ho molta fiducia in noi Italiani. Nei viaggi fatti per il paese, nei tanti incontri fisici e telematici fatti con tutti voi, vi posso assicurare di avere riconosciuto in ognuno i tratti caratteristici della nostra grandezza passata – di cui vado fiero -, spero futura ma soprattutto presente – perché solo un popolo grande come il nostro potrebbe stare a galla nella situazione in cui versiamo.
Ringraziandovi dell’occasione concessami, auguro una buona Italia a tutti.

 

Nel pieno delle intenzioni trapelate in questi due video.

 


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